





Festival Musicale “Percorsi Sonori 2019” Recensione del Concerto del 4 settembre 2019
VISIONI EPIFANICHE DEL SUONO PROIETTATE VERSO IL NOVECENTO EUROPEO
La pianista Cinzia Merlin di origini ceretane ma residente a Roma, ha inaugurato brillantemente la quinta edizione del “Festival Percorsi Sonori” a Bonavigo. All’insegna della trasversalità culturale il programma proposto si proponeva come meditazione se non come vera e propria esplorazione vivente dell’esperienza della “metamorphosys” quasi biologica delle forme musicali da Bach a Debussy a Piazzolla. La solista, accogliendo una delle istanze più sentite del mondo concertistico e comunicativo contemporaneo, affronta i lavori proposti secondo on’ottica che privilegia la consentaneità e la coalescenza dei brani che vengono a perdere così la loro autonomia quasi istituzionale per alludere più pienamente ad un loro statuto più dichiaratamente interno all’officina costruttiva degli autori. Preceduta da una lettura delle “Metamorfosi” di Ovidio registrata da Manuela Kustermann, la serata, svoltasi nella storica sede della chiesetta di S. Tomaso, procede per blocchi musicali senza soluzioni di continutà. La pianista parte dai caposaldi del contrappuntismo musicale su cui si fonda la tonalità moderna come i primi due preludi che aprono il Clavicembalo ben temperato di Bach. Si evince subito, accanto agli intenti di intervento diretto sui lavori secondo un’ottica interpretativa di difficile enunciazione, un’altrettanto incisiva capacità di offrire dei capolavori una lettura “ravissant” (come direbbero i francesi) di una smagliante forza espressiva e dinamica in tutto in linea con i canoni del solismo pianistico novecentesco. È anche la lezione caselliana desunta dal perfezionamento con la grande Lya de Barberiis, solitaria combattente contro le paratie di un neoclassicismo senz’anima. La pianista romana si fa così portavoce autentica di una vera rilettura dei testi del protoclassicismo magari contrapposto volutamente a Chopin, notoriamente cultore bachiano della prima ora. L’interprete saggia nel grande autore romantico la natura di radici formalmente solidissime incastonando, nella “Fantasia” rielaborata dalla solista, un’Improvviso mai udito con tale forza rievocativa e plastica. E lo conferma anche il brano di Tisano in cui Bach guarda a soluzioni modulanti verso l’acuto. Forse la solista tuttavia doveva dedicare al suo pubblico qualche parola sulle sue intenzionalità poetiche nel rielaborare questi brani contaminandoli con personalissime postille peraltro recepite alla lettera da un pubblico entusiasta. Lo sguardo d’orizzonte si allarga fino ad abbracciare il popolare esplicito e folklorico di Piazzolla (“Escualo” e “Milonga de l’Angel”) riproposti con piglio quasi sinfonico. È un aspetto che si conferma in tutto il concerto quello di riproporre gli “opus” conosciuti: specie Debussy (“Preludio”, “Doctor gradus ad parnassum” e il Prelude da “Pour le piano”) al di fuori e al di là dei canoni consueti. L’esecuzione è tutta “expressis verbis” in cui mirabilmente l’apparato tecnico imponente non si è mai rivelato così coinvolgente e necessario. Forse è proprio questa la lezione di Cinzia Merlin: un preludiare da Bach al simbolismo riabilitando i fasti di un vistuosismo dinamico di cui è fatta la vera modernità del pianoforte. Alla fine il bis con il notturno di Respighi, omaggio alla De Barberiis, conferma le doti eccellenti della solista e la sua originale ricerca. Chiesa gremita. Pubblico Plaudente.
ENFO FANTIN




